L’unico motivo per non fare il nostro lavoro: le Digital PR non dormono mai (e il perché è molto semplice)

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Articolo di Carlo Occhinegro

Sarebbe bello poter dire, una volta spento il monitor del nostro portatile, che il lavoro giornaliero sia ufficialmente terminato e che in qualche modo, varcata la soglia dell’ufficio, si possa effettivamente staccare. 

E sarebbe bello anche passare il weekend, le feste o le ferie, con la sicurezza che al lavoro ci si penserà poi lunedì o al ritorno. 

Per alcuni è così, ma lavorando nelle Digital PR questo è uno scenario più difficile da vivere. 

Tutta una questione di timing, di uno smartphone e di una connessione veloce

Intendiamoci: il lavoro delle Digital PR è un lavoro come un altro (per chi è dipendente), regolato da un contratto, con degli orari, ferie, malattie e permessi ma a differenza di altri lavori e in coro con altri ancora, quando si opera a stretto contatto (o forse dovrei dire, a stretta connessione) con le persone, non si stacca mai davvero. 

La motivazione principale è che il mondo dell’informazione non conosce pause (e la passata estate ne è un esempio tangibile) e dunque i giornalisti, molto spesso freelance, ovvero con ferie autoimposte, sono sempre reperibili e sempre a caccia di notizie e sì, i comunicati stampa inviati non hanno data di scadenza e per questo, il loro interesse su un tema può rivelarsi anche a distanza di settimane. 

È il tempo la variabile indipendente di chi lavora nelle Digital PR: le tempistiche d’ufficio, quelle del singolo giornalista e quelle delle testate con cui ci si confronta, viaggiano su binari diversi e grazie ad uno smartphone e ad una connessione, si è rintracciabili praticamente ovunque e in qualunque momento, e un giornalista può chiedere maggiori informazioni su un comunicato quando più gli è comodo.

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Non è più l’era di Samantha Jones, la PR di “Sex & The City”

In molti non sanno cosa faccia un Digital PR specialist ma negli anni 90’, un personaggio iconico della famosa serie tv “Sex & The City”, Samantha Jones, rappresentava più o meno fedelmente il vecchio lavoro delle PR, ora totalmente rivoluzionato con l’avvento del digitale. 

Scrivo vecchio perché sebbene Samantha lavorasse anche di notte, facendo in modo che le feste dei suoi clienti fossero affollate di giornalisti dell’editoria newyorkese, ciò che fanno i Digital PR specialist oggi, è qualcosa di molto simile ma forse più caotico, perché concluso l’evento la PR di New York tornava a casa e fino al ritorno in ufficio, non avrebbe neanche potuto ricevere messaggi o aggiornamenti sui pezzi che sarebbero usciti su quella festa, mentre ad oggi, chi lavora nelle DigitalP R è sempre a portata di smartphone.

E rispetto a quegli anni, il giornalismo a contratto non è più la norma ma una rarità per pochi: i giornalisti freelance sono sempre più numerosi e questo implica una maggiore difficoltà nella pubblicazione di notizie in tempi brevi; insomma, non siamo più nell’era di Samantha Jones.

Oltre le difficoltà: le vere motivazioni per fare Digital PR

Appurato che siamo sempre connessi, sempre reperibili, che il mondo dell’informazione è saturo e selettivo e che i giornalisti sono cambiati e con essi i loro contratti che limitano la velocità nel raggiungimento dei risultati, ci si può chiedere cosa spinge a fare questo lavoro e quali sono i pregi di una professione che personalmente ritengo sia una fonte continua di crescita e di soddisfazione. 

Prima di tutto, per apprezzare questo lavoro, ci deve essere sì una reale passione nello scrivere e una competenza da tempo sviluppata, ma deve essere presente anche una curiosità continua nell’imparare ogni giorno elementi nuovi, molto diversi tra loro e le storie dell’imprenditoria: come sono nate, come si stanno sviluppando e quali sono le trame e gli intrecci di business che li hanno portati al successo. 

Bisogna poi avere non la propensione a lavorare in team ma la necessità vera e propria nel farlo: è un lavoro in cui si raccontano le persone e per raccontarle bisogna capirle, bisogna porre tante domande e arrivare al cuore dei fatti narrati così da selezionare ciò che diventerà poi il tema del comunicato stampa, ma senza la condivisione del proprio punto di vista e l’accettazione di quello altrui, i risultati possono essere molto scarsi.

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Un altro aspetto da sottolineare è che non c’è spazio per la noia in questo mestiere: è una tipologia di lavoro che ti permette di non vivere mai due giorni uguali agli altri, perché i clienti sono diversi, le storie sono diverse e così le strategie da mettere in atto, le azioni possibili da fare e i possibili risultati ottenuti ed è proprio quando questi non arrivano o arrivano a fatica, che la sfida si fa ancora più grande permettendo al pensiero di essere sempre in costante movimento. 

Questi elementi riassumono brevemente il lato migliore di questo lavoro che nonostante i suoi aspetti spinosi, porta i professionisti che lo hanno scelto come professione ad essere sempre aggiornati sul mercato, a conoscere continuanamente persone nuove e con storie meravigliose da raccontare, a conoscere da vicino come sarà il futuro del mercato direttamente da coloro che lo stanno plasmando. 

Articolo di Carlo Occhinegro

Redazione

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