La scrittura fa sempre la differenza (anche nelle PR)

pr e media relations

Contatti. Relazioni. Due termini che certamente nelle PR e Media Relations rivestono un ruolo centrale, in particolare nella fase più “viva” dell’attività, quando un comunicato stampa viene creato e successivamente diffuso.

Alcuni approcci attribuiscono (erroneamente, a nostro avviso), però, un’importanza fuori misura a questi due elementi, togliendo il giusto valore alla parte contenutistica, che in alcuni casi scivola verso i piani inferiori.

Come se il contatto “giusto” fosse in grado di salvare un contenuto sbagliato, un’informazione povera e un testo senza caratteristiche mediatiche rilevanti.

Essere in grado di progettare una strategia di PR efficace, focalizzata sul reale raggiungimento di risultati mediatici che rispondono ai criteri di rilevanza e di costanza, e sviluppare un metodo capace di identificare e di costruire (non di inventare, ma di creare) le notizie in linea con gli obiettivi di un’organizzazione, invece, rappresentano in realtà due anime vitali all’interno di un’azione di PR e Media Relations, prima ancora della creazione dei “contatti giusti”.

Il cuore delle PR: il contenuto

E all’interno di queste due aree (strategia e costruzione delle notizie), uno dei cuori pulsanti è proprio il contenuto (comunicato stampa, media alert e media pitch).

Sono i contenuti, infatti, a ricoprire la posizione di attori protagonisti (anche nell’ambito delle relazioni con i media), perché i testi sono concreti ponti di informazioni e perché “trasportano” le parole con cui si racconta un progetto, un’iniziativa, un evento, un personaggio, da un’azienda ai media.

I testi – in questa professione – danno voce e respiro alle comunicazioni e forniscono una base ai giornalisti per consentire loro di riportare informazioni corrette.

Con questa consapevolezza, chi lavora nelle PR dovrebbe considerare la scrittura come un’attività a cui prestare un livello di attenzione molto elevato, da non sottovalurare, lavorando quotidianamente per migliorare questa abilità, ricercando anche vocaboli più adatti al contesto di cui si sta parlando, sforzandosi di curare la singola parola, la punteggiatura, la selezione di ogni termine.

Un contenuto scritto in maniera dozzinale, approssimativa, infatti, trasmetterà informazioni non precise e, anche qualora dovesse portare all’ottenimento di un’ottima pubblicazione, probabilmente lo stesso articolo finale rischierebbe di non riportare la comunicazione in modo accurato ed efficace.

La forma più comune di cattiva scrittura – scrive, ad esempio, Raymond Carver nel libro “Il mestiere di scrivere” – è quella in cui l’autore usa male il linguaggio, in cui non presta sufficiente attenzione a quanto sta cercando di dire e a come sta cercando di dirlo“.

Scrivere bene e scrivere (sempre) meglio

Quanto più un testo appare al lettore fluido, interessante e necessario, quanto più la scrittura sembra naturale e scorre senza intoppi, tanto più, con ogni probabilità, dietro quel testo ci sono anche molte ore di revisione e riscrittura.” riporta Annamaria Testa nel libro “Minuti scritti”. E questo passaggio ricorda l’importanza di concentrarsi – realmente – sulla scrittura, dedicando il tempo necessario e curando anche l’attività di riscrittura, che non può essere tralasciata se l’obiettivo è costruire contenuti testuali incisivi e funzionali al raggiungimento di obiettivi.

Riprendere tra le mani qualcosa che abbiamo scritto, spogliare le frasi, allontanare espressioni che appesantiscono senza aggiungere parti importanti, rendere più energici alcuni concetti prima solamente sfiorati, per dare potenza alla comunicazione, sono flussi di lavoro imprescindibili per chi ricerca l’eccellenza in questo mestiere.

Ogni volta che andiamo a rileggere e riscrivere un testo (in questo caso un comunicato stampa o anche un media pitch), infatti, abbiamo la possibilità di migliorarlo, perfezionarlo e potenziarne il valore. Si ha l’opportunità, inoltre, di conferire una forma più ordinata a una notizia, trovando la via per renderla più comprensibile e diretta.

Non dimentichiamo, infine, che unire allenamento per quanto riguarda la scrittura, capacità di coltivare il senso del bello e voglia di alimentare la curiosità, può portare a dei risultati notevoli. Come ricorda sempre Annamaria Testa nel libro “Il coltellino svizzero“, ‘curiosità’ è una parola che “viene dal latino curiosus (che ha cura, che si prende cura, che è sollecito)”. E ancora “Abbiamo ‘curiosità’ quando c’è una ‘ricerca attiva di nuovi dati e informazioni’, dicono gli scienziati. E poi: quando siamo portati a esplorare“.

Essere curiosi ci porta, quindi, a spingerci in profondità, ponendo, ad esempio, delle domande sempre più puntuali al nostro interlocutore, al fine di costruire un contenuto intriso di valore informativo (utile per i media e i lettori finali). Per far risaltare il valore informativo, però, la scrittura deve essere necessariamente accurata. Solo così l’efficacia di ciò che vogliamo comunicare potrà esplodere positivamente.

Per concludere, al quesito “Prima il contatto – del giornalista – o prima il contenuto? Quale elemento “mandare avanti”?” possiamo far corrispondere una risposta che pone in equilibrio i due ingredienti.

L’uno non esclude mai l’altro (a livello di necessità di attenzione), ma è necessario avere cura di entrambi, senza tralasciare mai la componente contenutistica (ma anzi dedicandole maggior tempo e concentrazione), perché può fare sempre la differenza all’interno di un’attività di PR e Media Relations.


Link utili

Risorse (PR e Media Relations)

Contatti

Libro

Redazione

Siamo una boutique di PR e Media Relations per imprese e personal brand. Facciamo in modo che ogni settimana le imprese e i progetti per i quali lavoriamo ottengano delle pubblicazioni (articoli, menzioni, citazioni, servizi televisivi, passaggi radiofonici – in modo organico, quindi non a pagamento) su media rilevanti

Privacy Policy