Quando si prepara un comunicato stampa, non si sta semplicemente raccontando una storia: si sta costruendo uno strumento che verrà usato da giornalisti per veicolare un’informazione nel modo più obiettivo e interessante possibile.
E in un ecosistema sempre più affamato di fonti affidabili e verificate, i dati sono ciò che rende una storia davvero notiziabile.
Perché i dati fanno la differenza in un comunicato stampa
Aggiungere dati e statistiche a un comunicato stampa non è un dettaglio, ma una strategia. I numeri rafforzano la credibilità del messaggio e offrono al giornalista un gancio concreto per contestualizzare i fatti.
In pratica, sono ciò che trasforma un’affermazione generica in una dichiarazione fondata.
Secondo il report State of the Media Report di Cision del 2024, l’87% dei giornalisti utilizza asset multimediali (immagini, visualizzazioni di dati e video) forniti insieme ai pitch e alle storie, indicando una crescente preferenza per contenuti arricchiti da elementi visivi e dati.
Un buon comunicato stampa con dati rilevanti, quindi, non solo ha più possibilità di essere ripreso dai media, ma aumenta anche le chance che venga condiviso, citato e indicizzato online.
Ma per quanto siano essenziali per rafforzare la credibilità e la trasparenza di un brand, c’è un aspetto spesso trascurato: la loro capacità di generare notizie.
I dati, da soli, non bastano.
È il modo in cui vengono organizzati, contestualizzati e narrati che può fare davvero la differenza tra un comunicato stampa che cattura l’attenzione e uno che rimane ignorato.
Quali dati inserire (e come farlo nel modo giusto)
Non tutti i numeri sono uguali. I più efficaci sono quelli che creano un contesto, sorprendono o raccontano un trend.
Ecco alcuni esempi:
- Statistiche di settore (es. crescita del mercato, tendenze di consumo)
- Insight proprietari (es. white paper e report realizzati internamente)
- Sondaggi o ricerche (es. interviste a utenti o clienti)
- Dati istituzionali (es. Istat, Eurostat)
- Numeri di performance (es. incremento fatturato, engagement, risultati di campagne)
Le fonti: dove trovare dati affidabili
In agenzia, per esempio, utilizziamo regolarmente Statista, una piattaforma che raccoglie e organizza in modo accessibile i principali dati globali su economia, innovazione, tecnologia e trend di consumo. Ma non è l’unica fonte utile.
Ecco alcuni strumenti da tenere sempre a sotto osservazione:
- Statista – Per insight su mercato, tech, media e consumi
- Istat – Per dati italiani ufficiali
- Eurostat – Per confronti a livello europeo
- Think with Google – Per tendenze digitali e comportamenti online
- YouGov, Ipsos, Nielsen – Per ricerche di mercato e opinione pubblica
Ogni dato deve riportare fonte e anno, e idealmente il link al documento ufficiale, così da garantire trasparenza e affidabilità.
Cosa rende un dato notiziabile?
Non tutti i numeri hanno lo stesso valore mediatico. Per essere rilevanti, i dati devono avere alcune caratteristiche fondamentali:
- Tempestività: sono legati a un fenomeno attuale o emergente?
- Impatto: mostrano un cambiamento rilevante o solo una tendenza mainstream?
- Contesto: si collegano a una dinamica economica, sociale o culturale più ampia?
- Originalità: offrono un punto di vista non ancora esplorato?
Se un dato soddisfa anche solo alcuni di questi criteri, può diventare la base per costruire una notizia reale.
Approfondiamo il tema insieme a Caterina Vertaldi, Senior PR Executive di Disclosers, che ci racconta un caso studio specifico.
Case study: quando i dati fanno notizia
Nella comunicazione di un brand, la diffusione di novità e risultati economici rappresenta un elemento fondamentale per testimoniare la sua crescita e la solidità. Per valorizzare efficacemente questi risultati, è però importante collegare la narrazione all’expertise specifica dell’azienda e al contesto di mercato in cui opera.
Nel caso di CreationDose, media tech company specializzata nella Creator Economy, la strategia comunicativa ha preso avvio proprio dal loro know-how nel settore, posizionandoli come opinion leader attraverso l’utilizzo di dati autorevoli provenienti da fonti quali Goldman Sachs, Entrepreneur e Wall Street Journal.
Questi dati hanno supportato il racconto di un settore in rapida espansione a livello globale, rafforzando la credibilità del messaggio e delineando le prospettive future del mercato.
Un approccio, questo, che ha permesso di ottenere una significativa risonanza mediatica, con riprese da parte di testate di settore e nazionali, oltre a generare interesse di approfondimenti e interviste per conoscere meglio l’azienda.
Questo esempio evidenzia come l’integrazione di dati affidabili e contestualizzati rappresenti una risorsa preziosa per costruire comunicati stampa efficaci, capaci di consolidare la reputazione aziendale e attrarre l’attenzione dei media.
Conclusione
I dati non sostituiscono la narrazione, ma la potenziano. Un comunicato stampa ben scritto, con numeri rilevanti e fonti affidabili, è uno strumento che parla la lingua del giornalismo: quella dei fatti.
Un buon comunicato stampa, però, non deve essere solo un contenitore di dati, ma fare notizia e informazione grazie ai dati, che così diventano parte attiva di una storia, offrendo uno spunto, aprendo una domanda, suggerendo nuovi scenari.
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