Dietro le quinte dell’agenzia: intervista a Carlotta Ruocco

carlotta ruocco

Un comunicato alla volta. Una storia alla volta.

Questo mestiere vive di narrazioni, di racconti, di realtà e singoli eventi e iniziative che vengono trasformate in notizie.

E uno degli elementri cruciali, in grado realmente di fare la differenza, come sottlinea Carlotta Ruocco, PR Specialist che è salita a bordo di questa agenzia nel mese di febbraio 2021, è la (buona) scrittura.

Oggi conosciamo meglio Carlotta, lasciandole il microfono per raccontarci la sua passione per questo lavoro.

1) Carlotta, quali sono stati i passi che hai fatto per arrivare ad abbracciare questo mestiere?

Ho iniziato ad appassionarmi alla scrittura quando ero al liceo e ho capito sin da subito che sarebbe stata qualcosa che avrei voluto portare avanti e che sentivo mia. Così, all’università, ho scelto la facoltà che più si avvicinava al giornalismo, un mondo che cominciavo a conoscere e che mi piaceva sempre di più: mi sono laureata in Scienze della Comunicazione, poi ho frequentato un corso di giornalismo a Londra, durante il quale ho potuto scoprire il volto anglosassone di questo mestiere, per poi iscrivermi al Master in Comunicazione per le Relazioni Internazionali a Milano, che mi ha dato l’occasione, attraverso un primo stage, di scoprire l’ufficio stampa.

2) Quali sono gli aspetti di questo lavoro che ami di più? 

Nonostante questo sia un lavoro fatto di tante parti interconnesse tra loro, che non potrebbero esistere singolarmente, l’aspetto che più mi piace resta la scrittura dei comunicati. Mi piace ascoltare le storie, conoscere i protagonisti, individuare un angolo interessante e fermarmi a raccontarlo, studiando la strategia migliore e scegliendo i termini più calzanti. Un altro aspetto che amo molto di questo mestiere è la soddisfazione che si prova nel vedere il proprio articolo pubblicato su una pagina di giornale.

3) Quanto è importante, secondo te, la scrittura, in questa professione? 

Credo che la scrittura sia (quasi) tutto. Certo, una buona storia di fondo è sicuramente un gran punto di partenza, ma è il come la si racconta a fare davvero la differenza per chi scrive e per chi legge.

4) Cosa significa per te creare un’azione di media relations? E quali sono i lati più stimolanti? 

Credo che fare media relations significhi cercare, conquistare e mantenere la fiducia del proprio interlocutore, specialmente i giornalisti, che devono potersi fidare dell’autenticità e del valore delle tue storie, per poi tornare da te a cercarne altre. È qui che sta il grande lato stimolante di questo mestiere, la ricerca con il lanternino del “contatto giusto”, poi il lavoro di fino per creare una proposta e poi, infine, il pezzo.

5) Raccontaci i tuoi obiettivi futuri. 

In futuro mi vedo più esperta, con una grande rete di contatti, che da giornalisti e colleghi sono diventati amici e complici. Mi piacerebbe continuare a scrivere, magari arrivare persino a pubblicare un libro. Ma per quello c’è tempo.

6) Che consiglio daresti a un giovane che vuole intraprendere questa professione? 

Il mio consiglio, da giovane a giovane, è di non lasciare niente di intentato, anche quando si pensa “ma no, è impossibile”. E non per la solita retorica del “tutto è possibile”, perché non sempre è così, ma per qualcosa che ho provato in prima persona: se si prova, si riprova e si riprova, alla fine qualcosa succede. Questo sì, sempre. Ma non è fortuna, o non sempre almeno, è tenacia, grinta e desiderio di raggiungere un obiettivo.

Grazie, Carlotta!

Redazione

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