Delicatezza, pazienza e cura: Daniela Monteverdi, Senior PR Manager che è entrata in questa agenzia più di tre anni fa, a settembre 2019, punta i riflettori su tre parole vitali nel mondo delle PR e delle Media Relations.
Prendersi cura delle storie, dei più impercettibili dettagli e del loro modo di essere narrati; avere pazienza, perché i risultati più importanti richiedono tempo e respiro e perché non è mai un lavoro a senso unico; essere delicati, perché dietro ogni impresa ci sono delle persone reali e ogni racconto richiede una dose massiccia di responsabilità.
Daniela si racconta in questa intervista, partendo dai primi passi nel mondo giornalistico, per arrivare poi agli obiettivi futuri, sempre legati a questa professione.
1) Quali sono stati i passi che hai fatto per arrivare ad abbracciare questo mestiere?
Sono cresciuta in un quartiere molto particolare di Milano, quello che abbraccia via Padova. Oggi quel quartiere è stato coinvolto in un bel progetto di riqualificazione che ha svelato scorci molto belli sul Naviglio Martesana e ha dato spazio a numerosi ristorantini e locali pieni di ragazzi. Qualche anno fa però era conosciuto per lo più per il degrado e gli episodi di cronaca che riempivano i quotidiani locali. Io ho iniziato qui, in una piccola redazione nel cuore di Nolo a raccontare le storie delle persone che abitavano il quartiere e di quelle associazioni che hanno lavorato in questi anni per renderlo un posto più accogliente.
Anche la scelta del mio percorso universitario è stata influenzata dalla mia vocazione giornalistica, ma successivamente, durante gli studi, ho avuto modo di conoscere e seguire dei corsi con diversi professionisti nella comunicazione d’impresa e nelle PR e in quelle occasioni ho iniziato a pensare che quello potesse essere il mio futuro. Qui in Disclosers sono riuscita ad applicare la mia vocazione più giornalistica alla comunicazione d’ impresa e finalmente mi sento completa.
2) Quali sono gli aspetti di questo lavoro che ami di più?
Poter ascoltare e raccontare storie: storie di imprenditori, manager, professionisti, storie di successi, di viaggi, di iniziative ed eventi. Mi piace ascoltare ogni storia, fare domande e scavare in profondità per far emergere quegli elementi di unicità che fanno la differenza in questo lavoro.
3) Quanto è importante, secondo te, la scrittura, in questa professione?
Tanti ci immaginano sempre al telefono ad intessere relazioni con i giornalisti, ma non è proprio così. Un bravo PR in primis deve essere in grado di aiutare imprese e professionisti a raccontarsi in modo veritiero, ma anche accattivante. Saper scrivere nel nostro lavoro significa saper combinare precisione nella narrazione con una giusta dose di storytelling. Quando racconti una storia imprenditoriale, ad esempio, è importante che il lettore si possa immedesimare nel racconto o trarre magari degli spunti per seguire le orme del protagonista. Per questo mi piace aggiungere anche dei dettagli sulle difficoltà che spesso chi fa impresa deve affrontare, soprattutto nei primi anni, perché è proprio da come affrontano le sfide e i piccoli fallimenti che puoi capire il carattere e la tenacia delle persone.
4) Cosa significa per te creare un’azione di media relations? E quali sono i lati più stimolanti?
A volte immagino il nostro lavoro come quello di un contadino: si prepara il campo, si semina e, con pazienza, si attende la raccolta. Un buon lavoro di media relation parte con la scrittura del comunicato, poi inizia la semina, ovvero il contatto con i giornalisti. È un lavoro delicato, va fatto con pazienza e tanta cura. A volte, quando c’è una notizia importante da diffondere, i frutti maturano in fretta e il tempo della raccolta non tarda ad arrivare, altre volte è necessario nutrire il campo, irrigarlo con maggiore frequenza e ci vuole più tempo, ma in questi casi la soddisfazione è ancora più grande nell’assaporare il risultato finale.
5) Raccontaci i tuoi obiettivi futuri
Mi è capitato di tenere qualche lezione all’università e di raccontare quello che faccio a coloro che si stanno per affacciare nel mondo del lavoro. Di questo mestiere tra i banchi di scuola si sa ancora poco, le nuove generazioni preferiscono i social, l’influencer marketing e leggono pochissimo i media più tradizionali. Avvicinare sempre più ragazzi a questo mestiere e trasmettere un po’ della mia passione per questo lavoro è sicuramente una delle attività che mi piacerebbe portare avanti.
6) Che consiglio daresti a un giovane che vuole intraprendere questa professione?
Credo che per fare questo lavoro sia necessario prima di tutto conoscere bene il panorama mediatico leggendo costantemente le diverse testate per sviluppare anche un occhio più attento ai dettagli. Chiedersi chi ha scritto una certa notizia, come ne ha parlato? Che posizione ha avuto il giornalista su un certo tema? La testata concorrente, invece come ne ha parlato? Ecco, avvicinarsi ai media ponendosi queste domande è un buon punto di partenza per poi entrare nel vivo di questo lavoro.