Dietro le quinte dell’agenzia: intervista ad Angelica Malvestio

angelica malvestio

Leggere tanto e variare molto nella dieta mediatica“: Angelica Malvestio, che è entrata nel team di Disclosers nel mese di luglio 2021, sottolinea l’importanza del saper abbracciare più verticalità all’interno della propria dieta mediatica.

Un professionista delle PR non dovrebbe “nutrirsi” solamente di uno o pochi argomenti, ma dovrebbe alimentare costantemente una curiosità viva, in grado di toccare e approfondire con passione più tematiche. E le motivazioni alla base di questo approccio sono molteplici: il proprio senso critico migliora (come mette in evidenza Angelica), la capacità di creare connessioni tra differenti argomenti si amplifica e si riesce ad andare in profondità con maggior chiarezza.

Oggi lasciamo il microfono ad Angelica per raccontarsi.

1) Quali sono stati i passi che hai fatto per arrivare ad abbracciare questo mestiere?

Credo di aver sempre saputo di voler svolgere una professione in cui un ruolo importante fosse riservato alla creatività e quindi alla scrittura, alla strategia ma anche e soprattutto al rapporto con gli altri. Una certa coerenza nella mia formazione lo testimonia. Sono approdata però al mondo dell’ufficio stampa in maniera forse non convenzionale, spaziando prima in diversi altri ambiti della comunicazione. Nell’ufficio stampa ho trovato infine il mio luogo ideale di sviluppo e crescita professionale. È stato inaspettatamente molto naturale, ad un certo punto del mio percorso, semplicemente, ho compreso che sì era proprio questo che volevo fare nella vita. 

2) Quali sono gli aspetti di questo lavoro che ami di più?

La caratteristica che più apprezzo di questa professione è il suo continuo alimentare la mia curiosità. Forse dirò una banalità ma il mondo dei media è in perpetuo movimento e cambiamento, non si finisce quindi mai di “imparare il mestiere”. Nel nostro caso specifico poi, operando con attori di settori molto differenti tra loro, abbiamo l’occasione di sviluppare di volta in volta conoscenze più o meno verticali in ambiti diversi. Questo scongiura quella lieve apatia, anche intellettuale, che talvolta bussa alla porta di altre tipologie di professione. Non posso che considerare tutto ciò un prezioso privilegio.

3) Quanto è importante, secondo te, la scrittura, in questa professione?

Penso la scrittura sia una parte fondamentale di questa professione perché è tramite le parole, selezionate, soppesate, messe in fila con perizia, che il lettore si farà un’idea e formulerà infine un giudizio sull’informazione che stiamo dando. Un comunicato stampa sciatto nel migliore dei casi verrà ignorato dalla stampa, nel peggiore dei casi diventerà una notizia che non arricchirà positivamente il racconto dell’azienda cliente. 

4) Cosa significa per te creare un’azione di media relations? E quali sono i lati più stimolanti?

Mettere in campo un’azione di media relations per me significa individuare tutto ciò che di rilevante una realtà o una personalità potrebbe, potenzialmente, raccontare di sé e saper poi tradurre questo bagaglio informativo attraverso tutti quei codici comunicativi che trasformano il racconto di un avvenimento o di un tratto aziendale in una vera e propria notizia. Un’azione di media relations è quindi un atto di intermediazione in cui il nostro ruolo è proprio quello di mediare tra le necessità comunicative del cliente e il linguaggio proprio della stampa. L’aspetto più stimolante è sicuramente quello legato alla relazione professionale ma anche umana che si instaura, sia con il cliente che con i giornalisti. 

5) Raccontaci i tuoi obiettivi futuri

Il mio obiettivo è quello di continuare a crescere in questo campo, affinando le mie competenze, comprendendo quindi sempre più tutte le dinamiche che animano questa professione. Mi auguro di non perdere mai quella sana dose di autocritica che mi porta a cercare di migliorare il mio operato, un passettino alla volta, ogni giorno di più. 

6) Che consiglio daresti a un giovane che vuole intraprendere questa professione?

Per indole personale mi trovo sempre un po’ in difficoltà nel mettermi in cattedra. A un giovane che volesse intraprendere questa professione darei però un consiglio molto semplice: leggi tanto e varia molto nella dieta mediatica. Non solo leggendo si perfeziona il proprio modo di scrivere ma leggere è anche un modo eccezionale per sviluppare il proprio senso critico, strumento importantissimo in una professione che richiede continuamente non solo di comprendere ma anche di interpretare l’attualità.

Redazione

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