Dietro le quinte dell’agenzia: intervista a Ilaria Tacchino

ilaria tacchino

Lettura e scrittura al centro. Due elementi connessi. Senza le (giuste) letture non ci può essere un’eccellente scrittura. E quest’ultima riveste un ruolo centrale nelle PR e nelle Media Relations.

Ilaria Tacchino, PR Assistant, che è entrata nel nostro team nel mese di settembre 2022, ne sottolinea l’importanza, senza dimenticarsi di mettere in luce anche l’attenzione per il senso di responsabilità.

Oggi lasciamo le lasciamo la parola per raccontarsi.

– Quali sono stati i passi che hai fatto per arrivare ad abbracciare questo mestiere?

Mi verrebbe da dire che a portarmi fin qui è stata proprio una serie di passi falsi, che però mi hanno dato modo di comprendere quale fosse la strada giusta per me, ma soprattutto di avere il coraggio e la determinazione di seguirla.

Da sempre considero la scrittura e la lettura come un posto sicuro, che mi permette di sentirmi completamente me stessa: sinceramente, prima di entrare in Disclosers non pensavo sarei riuscita a farne il mio lavoro.

– Quali sono gli aspetti di questo lavoro che ami di più?

È un lavoro che chiede di essere costantemente aggiornati e che, proprio per questo, permette di confrontarsi quotidianamente con le tematiche più varie. È una crescita continua, una scoperta continua: questo è uno degli aspetti che più apprezzo.

Poi c’è il lato relazionale, anch’esso alla base del mestiere: personalmente, per me che sono abbastanza timida e riservata, entrare in questo mondo è stato un vero e proprio schiaffo, ma uno di quelli che accetti volentieri e che ti porti dentro come un insegnamento prezioso. Ho dovuto imparare e sto imparando ad abbattere, almeno un po’, quel muro di timidezza e a creare relazioni di valore con giornalisti, clienti, ma anche con il team.

– Quanto è importante, secondo te, la scrittura, in questa professione?

È vero che la scrittura è una parte del tutto, ma a mio parere è una parte fondamentale. È lo strumento che chi fa PR ha per informare, comunicare e raccontare; è il mezzo che ci consente di dar voce a storie, progetti, realtà. La responsabilità di questa voce, almeno in parte, è nelle nostre mani e quindi nella cura che abbiamo per una scrittura che sia quanto più coerente e puntuale rispetto al tema proposto.

– Cosa significa per te creare un’azione di media relations? E quali sono i lati più stimolanti?

Significa imparare ad allineare le aspettative del cliente con quelle della stampa, riuscendo a creare un rapporto di fiducia con entrambi gli interlocutori: il cliente va conosciuto, compreso, ascoltato e, talvolta, anche indirizzato; i giornalisti, invece, devono poterti riconoscere come una fonte affidabile. Non esiste un manuale di istruzioni, ogni caso è a sé e richiede una tipologia di intervento differente, il che è molto sfidante e stimolante.

– Raccontaci i tuoi obiettivi futuri 

Mi piace pensare che questo sia solo un punto di partenza. In questi mesi ho avuto modo di crescere a livello umano e professionale, ma ogni giorno cerco di spingermi oltre e di rubare – nel senso buono del termine – quanto più possibile dall’esperienza e dalla competenza di tutte le persone con cui ho modo di lavorare. 

– Che consiglio daresti a un giovane che vuole intraprendere questa professione?

Se mi guardo indietro, l’appunto che posso farmi è quello di non essermi buttata e non aver sperimentato e cercato di toccare con mano questa professione ancora prima di finire gli studi. Quindi, a chi pensa di intraprendere questa professione dico semplicemente “bruciale queste tappe”: è importante avere un’attitudine alla scrittura e alla lettura, certo, ma – a mio parere – è ancora più importante avere in sé quella sana curiosità che permette di pensare e agire fuori dagli schemi, di sperimentare il mondo del lavoro anche in anticipo rispetto ai tempi standard.

Redazione

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