PR e work life balance: alcuni consigli utili

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Si sente spesso parlare di work-life balance, ovvero del famoso equilibrio tra la vita personale e il lavoro. Ce lo immaginiamo sempre come una bilancia, dove le due sfere sono nettamente separate e non comunicanti tra di loro, alla costante ricerca di un punto in cui l’ago della bilancia si fermi esattamente a metà, in perfetto equilibrio.

Un’indagine condotta dall’International Labour Organization ha rivelato che il 35,4% della forza lavoro mondiale ha lavorato più di 48 ore alla settimana. Questo evidenzia che sono tantissime le ore dedicate al lavoro e meno quelle in cui ci si focalizza sulle proprie passioni e relazioni personali.

Può essere gratificante sopravvivere allo stress lavorativo e raggiungere dei grandi risultati nella propria carriera, ma non è necessario sacrificare sempre altri aspetti della vita, perché al giorno d’oggi abbiamo modi alternativi per ottenere risultati e infondere fiducia nei nostri clienti e partner.

Per alcuni, equilibrio significa tenere separati lavoro e vita privata.

Per la maggior parte dei professionisti delle pubbliche relazioni, però, questo non è del tutto possibile e quindi può essere utile aprirsi ad una nuova idea di rapporto tra vita e lavoro, ovvero l’integrazione.

L’idea di work-life integration si sta facendo sempre più strada nella cultura lavorativa di tutto il mondo perchè è un approccio che crea sinergie tra tutte le aree che definiscono la “vita” (lavoro, casa/famiglia, comunità, benessere personale e salute) invece che metterle in competizione.

Questo processo inizia con l’analisi del modo in cui si lavora meglio: chiedetevi dove, quando e come riuscite a dare il meglio di voi. 

Ed ecco alcuni spunti utili:

  • Le pubbliche relazioni sono imprevedibili e la gestione ottimanale ed equilibrata del tempo è essenziale per qualsiasi professionista che opera in questo settore, compreso chi lavora da remoto. Disporre degli strumenti digitali giusti (ad esempio, una piattaforma per la gestione del flusso di lavoro – es. Basecamp) può snellire le attività in modo da potersi concentrare sulle esigenze di un ciclo di notizie frenetico;

  • Il perimetro degli orari non ha sempre dei confini netti, perché non è definito quello dei media con cui si interfaccia un PR. I media hanno tempi e orari differenti rispetto a quelli che consideriamo classici orari lavorativi. Un giornalista, ad esempio, potrebbe avere l’esigenza di intervistare un cliente nel weekend o in qualsiasi orario al di fuori del lavoro e i PR devono essere comunque pronti a rispondere a tali richieste. Si tratta di eccezioni, ma possono capitare e diventa necessario trovare dei modi per non sovraccaricarsi e mantenere un equilibrio (ad esempio, trovando un bilanciamento adeguato)

  • Provare a fondere gli aspetti personali e professionali della vita. Che si tratti di fare una pausa a mezzogiorno per un’attività all’aperto o di integrare gli hobby nella routine lavorativa, trovare il modo di combinare lavoro e vita personale può portare a una maggiore soddisfazione;

  • Per natura, i ruoli di PR richiedono una certa flessibilità. Partecipare ad eventi in orari extra lavorativi o ad esempio gestire crisi e imprevisti dell’ultimo minuto sono alcune delle situazioni in cui i PR devono sfoderare il massimo della propria capacità di equilibrare vita e lavoro. Quindi diventa importante considerare la possibilità di sperimentare diversi modi di lavorare che si adattino meglio al vostro stile di vita per trovare un equilibrio che adatto per voi.

    Altri esempi di un’integrazione tra vita e lavoro possono essere:

    • Partecipare ad una video call imprevista mentre si va a prendere un figlio a scuola;
    • Dedicare del tempo all’esercizio fisico o a una passeggiata durante la pausa pranzo;
    • Lavorare dall’aeroporto mentre si è in attesa di imbarcarsi su un volo per un viaggio oppure dal treno;
    • Prendersi cura di un bambino, di una persona cara o di un cane mentre si lavora da casa

    Ogni persona ha le proprie esigenze personali, che non possono più essere completamente sacrificate per il lavoro, ma che devono trovare il loro spazio nella quotidianità, dove tutte le sfere possono diventare una cosa sola, attutendo in alcuni casi l’ansia da prestazione, la fomo e le pressioni sociali.

    Si potrebbe quindi pensare che l’integrazione sia la soluzione migliore rispetto al bilanciamento tra vita e lavoro, ma come specificato prima, è necessario chiedersi cosa sia possibile applicare a seconda del settore e soprattutto cosa sia più in linea con le proprie esigenze e abitudini.

    Una netta separazione tra vita e lavoro è inevitabile ad esempio per chi lavora in ufficio e non ha la possibilità di lavorare anche da remoto. Inoltre questa modalità è ideale per chi fa fatica a staccare dalle richieste lavorative e per chi tende a lavorare eccessivamente anche fuori orario lavorativo. Avere quindi dei confini ben delimitati, per molte persone può essere fondamentale per non finire in burnout.

    Per altri invece, avere la flessibilità di gestire il proprio tempo e poter quindi scegliere come intersecare i vari impegni della sfera privata, diventa vitale.

    Cosa possiamo trarre da questa riflessione? C’è una scelta giusta o sbagliata?

    Decisamente no, ognuno deve ascoltarsi e capire le proprie esigenze, ma una cosa è certa: che sia con un’integrazione o una separazione netta, ogni persona è un essere umano oltre alla propria professione e ha il diritto di dedicarsi al nutrimento delle proprie passioni, relazioni e interessi personali, per costruire una vita soddisfacente sia umanamente che professionalmente.

    Articolo di Paolina Consiglieri

    Redazione

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